La sovranità alimentare si scontra con la crisi della produzione interna

Cresce la richiesta di cibo Made in Italy e il neo Ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida inserisce il concetto di “sovranità alimentare” nel nome del suo dicastero. Termine da interpretare quale diritto alla tutela delle produzioni nostrane. Che però, proprio perché tali, cioè “produzioni”, per essere tutelate vanno prodotte. È questo, per sommi capi, il pensiero espresso dalla pasionaria ambientalista Milena Gabanelli, per anni direttrice della rubrica televisiva “Report” e oggi responsabile della rubrica “DataRoom” pubblicata dal Corriere della Sera e poi ripresa dall’emittente televisiva La7.

In tema di agricoltura, Milena Gabanelli è nota per aver propinato spesso e volentieri sequenze imbarazzanti di sensazionalismi contro chimica, genetica e zootecnia. Basti ricordare le inchieste aventi per tema la moria delle api, gli inquinamenti da allevamenti, gli impatti ambientali indotti dai vigneti di Prosecco e, ovviamente, gli strali lanciati a più riprese contro gli ogm. Senza dimenticare che quantificò l’uso nazionale di agrofarmaci e fertilizzanti in un miliardo e 300 milioni di tonnellate annue, cioè più di 270 volte il volume reale a dimostrazione che le fonti da cui attingere i dati sarebbe bene fossero meglio vagliate, prediligendo persone avulse da interessi corporativi a favore dei seducenti approdi del biologico e delle associazioni ambientaliste.

Dice e si contraddice

Una voce in definitiva di parte, ideologica e non sempre documentata che però per una volta ci ha preso anche se, forse, senza rendersi conto che quanto affermato il 21 Novembre scorso fa a pugni con molte sue stesse altre e precedenti affermazioni. Si teme inoltre che nel caso specifico alle affermazioni della Conduttrice siano consoni i due detti popolari che vogliono una rondine non far primavera e un orologio rotto segnare l’ora giusta due volte al giorno. La Nostra ha in effetti finalmente realizzato che è inutile parlare di Made in Italy se il Paese non è in grado di produrre lo stesso Made in Italy, né questo può essere esportato nel Mondo se non prodotto in quantità adeguate.

La sede del ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare

La conduttrice ha infatti messo a fuoco che causa la siccità, ma non solo, il 2022 è stato un anno foriero di cali produttivi a doppie cifre percentuali su molteplici colture, una situazione che era previsto potesse concretizzarsi già nel 2014 e alla quale si era ipotizzato di far fronte con una serie di proposte ad hoc. Si era pensato, per esempio, di costruire un congruo numero di invasi per trattenere l’acqua piovana così da poterla re-utilizzare in estate. Magari mettendo mano anche agli obsoleti canali di irrigazione e incentivando l’adozione di moderni e tecnologicamente avanzati impianti irrigui. Peccato che a mettersi di traverso contro gli invasi siano stati proprio gli ambientalisti cui la Gabanelli tira spesso e volentieri la volata. Se oggi il Belpaese è in grado di captare solo il dieci per cento delle acque piovane contro il 50 per cento della Spagna e se il sovranismo alimentare è solo uno slogan, la responsabilità è quindi anche della Gabanelli, pronta a cimentarsi sui temi caldi della cronaca e della politica, ma poco disposta ad ammettere i propri errori.

L’uso degli agrofarmaci si è dimezzato

E qui si torna alla constatazione lapalissiana per la quale se si vuole spingere una serie di beni bisogna prima produrli a sufficienza. Dura però ottenere tali risultati in un Paese come l’Italia, altamente vulnerabile dal punto di vista geologico e dalle scarse capacità di accumulo idrico invernale. Soprattutto pensando che fra il 2000 e il 2020 le normative “green” hanno dimezzato le sostanze attive disponibili per la difesa delle piante. Un calo fedelmente seguito da quello dei chili di agrofarmaci impiegati in Italia, praticamente dimezzatisi anch’essi dal 1990 a oggi. Il tutto, pensando anche che negli ultimi 60 anni la superficie coltivabile pro capite è scesa da quattromila e 93 metri quadrati a soli duemila e 175, un calo del 36 e sei per cento
a fronte di un aumento della popolazione del venti per cento.

Chissà quindi se nei salotti buoni dell’intellettualità radical chic, quelli in cui Milena Gabanelli è consolidato riferimento culturale, si comprenderà che l’agricoltura deve essere sempre più intensiva e tecnologica e che la si deve smettere di tuonare contro le supposte ma non dimostrate “schifezze” che ogni giorno arrivano nei porti italiani per compensare i cali produttivi interni.

Leggi anche: Agrofarmaci: la Commissione europea chiede una riduzione del 62 per cento

Titolo: La sovranità alimentare si scontra con la crisi della produzione interna

Autore: Donatello Sandroni

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